Scoprire la storia della Filanda Romanin-Jacur di Salzano, oggi un originale museo interattivo della seta nel Veneto, è immergersi in un viaggio affascinante nel tempo. Fin dal primo istante, l'aria stessa sembra vibrare con l'energia del passato, quando questa fabbrica era un fulcro di produzione e creatività, in un'epoca in cui Venezia praticò la mercatura delle sete e portò l'allevamento dei bachi lungo le coste dell'Istria, della Dalmazia e nell'entroterra veneto, dove la seta veniva lavorata.
Cenni storici
La filanda fu attiva dal 1872 al 1952 e rappresenta un simbolo di passato industriale e di innovazione tecnologica. Per quasi ottant'anni ha rappresentato una fonte ineguagliabile di benessere economico e sociale per la comunità di Salzano, costruita con le migliori tecniche dell'epoca suscitò un notevole interesse all'Esposizione Internazionale di Bruxelles nel 1876.
L'avanzata tecnologia della filanda si coniugò velocemente con l'espansione dell'allevamento del baco e il conseguente aumento di gelsi, coltivati ovunque, permettendo alla famiglia Romanin-Jacur di fondare uno degli esempi tecnologicamente più avanzati di impianto per la produzione di seta greggia.
Il ruolo centrale delle donne nella Filanda
Nella Filanda Romanin-Jacur di Salzano, il lavoro delle donne era un pilastro fondamentale; estraendo il prezioso filo di seta dai bozzoli, le filandine svolgevano un lavoro difficile e di grande precisione. Molte di loro iniziavano a lavorare da giovani, fin da bambine, e il percorso di carriera era basato sulla loro abilità e produttività.
Il primo lavoro che si presentava alle neo assunte era quello della "scopinatrice", la quale aveva il compito di raccogliere con l'aiuto di un mestolo bucherellato i bozzoli immersi nelle bacinelle d'acqua caldissima; individuato il capo del filo da svolgere, lo passava alla filatrice che operava dalla parte opposta alla sua, ma sul medesimo banco. A seguire venivano le "annodatrici" che avevano il compito di annodare il filo di seta ogni volta che si spezzava. Un lavoro meno faticoso, poiché non richiedeva il contatto con l'acqua calda.
La mansione più impegnativa era quella della "filatrice", il suo lavoro era delicato e complesso: unire le setole di seta provenienti da diversi bozzoli per formare un unico filo di seta. La precisione richiesta e l'immersione costante nell'acqua calda rendevano il suo lavoro particolarmente arduo.
Le filatrici più esperte venivano promosse ad assistenti del direttore della filanda e passavano a lavorare nella sala della seta, chiamata "càmara dea séda". Avevano il compito di verificare la correttezza della produzione delle filatrici, registrare la quantità di bozzoli assegnati a ciascuna filandina e, alla fine della giornata lavorativa, pesare i bozzoli avanzati e la seta prodotta per valutare il rendimento e la produttività. Inoltre, si occupavano di preparare le matasse di seta grezza in base agli ordini provenienti dalla direzione centrale di Milano. A Salzano le assistenti erano 10.
Ma il lavoro delle donne non si limitava a queste mansioni. Con i bozzoli di scarto, i resti e la prima parte della seta, le "estrusine" ricavavano un ammasso di fibre aggrovigliate, con i quali venivano prodotti filati di seta di qualità inferiore. Un lavoro ancora più duro e sgradevole spettava alle "bigatine", incaricate di rimuovere le crisalidi (conosciute come "bigati") dai bozzoli non completamente dipanati. Le crisalidi venivano poi vendute come alimento per animali o utilizzate per estrarre grassi per la saponificazione.
Nonostante le sfide e le difficoltà del lavoro, le donne della Filanda Romanin-Jacur sono state le vere protagoniste di questa industria. In una società prevalentemente agricola e patriarcale, la filanda ha avuto un impatto notevole sull'emancipazione femminile e sull'economia locale. Le circa 200 donne che lavoravano nella filanda superavano di gran lunga il numero degli uomini, che ammontavano a soli tre: il direttore, il fuochista e il macchinista.
La Filanda è oggi un luogo che celebra il lavoro delle donne e la loro importanza nella tradizione tessile veneta. È un omaggio alle filandine, alle loro abilità artigianali e alla loro dedizione.
La visita alla Filanda; un'esperienza multisensoriale adatta a tutti
Da fabbrica della seta a un museo innovativo, la Filanda Romanin-Jacur è un museo unico nel suo genere, che offre un'esperienza immersiva attraverso innovative tecnologie multimediali. I visitatori possono vivere il passato e comprendere come si lavorava un tempo all'interno della fabbrica grazie a video, animazioni, testi, musiche e suoni, che coinvolgono tutti i sensi. Questo approccio innovativo consente una fruizione più completa del museo, consentendo un coinvolgimento acustico/visivo e una più completa fruizione anche per persone diversamente abili.
Cosa aspetti ad immergerti nell'affascinante mondo della produzione di seta greggia, in uno degli impianti produttivi del passato più avanzati, in un intreccio di fili e storie, vivrai un'esperienza indimenticabile.
L'apertura del museo e le visite guidate sono curati dai Volontari del Museo per maggiori info visita il sito della Filanda
Tags
Altri articoli che potrebbero interessarti:
- Refrontolo ed il Molinetto della Croda
- 25 Aprile a Venezia tra leggende, romanticismo e rievocazioni storiche!
- Le Isole della Laguna
- Sapori di Chioggia
- Alle Terme di Salzano i benefici curativi dell'acqua termale
- Avanspettacolo! Un esperienza unica
- La grande Regata Storica
- Un delizioso alberghetto a Venezia
- Andar per Bacàri a Venezia, la nostra passione
- La Riviera del Brenta